L’ultimo impresentabile, la storia di chi fece tanto rumore per nulla

31 Maggio 2015. È giorno di elezioni regionali e comunali in Italia. Si vota in Veneto, Liguria, Toscana, Umbria, Marche, Campania e Puglia, tra i comuni il più importante è Venezia, ma ci sono anche Arezzo, Lecco, Agrigento e altri 738 sparsi su tutto lo stivale. Qualsiasi saranno i risultati, il panorama politico italiano non si muoverà di una virgola, ma la piazza grande della politica ha trovato i suoi modi di far rumore.
S’ode a destra uno squillo, è Berlusconi che minaccia: “Come nel 2000, mandiamo Renzi a casa“. A sinistra risponde uno squillo, è Renzi – violando deliberatamente il silenzio elettorale, l’unica regola che, eccetto lui e Berlusconi, nessuno ha ancora violato In italia, e in realtà questo è il fatto politico più significativo di tutta la vicenda – che assicura “Il voto non è un test su di me“. Da ambo i lato rimbomba un calpesto assordante, come tutti i calpesti però il suono è confuso, quasi incomprensibile, a fatica s’intende un coro: “impresentabili, impresentabili, impresentabili”.

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Il supereroe senza supercattivo

Matteo Renzi è un grande amante delle promesse, come abbiamo potuto verificare in quest’anno in cui ha guidato il paese. Una delle sue preferite è “governeremo fino al 2018”, ed è possibile che la mantenga soprattutto per un motivo: non ha un’opposizione in grado di fermarlo. Continua a leggere “Il supereroe senza supercattivo”

Odiare a vanvera. Quello che Salvini non dice.

Il segretario federale della Lega Nord Matteo Salvini in relativamente poco tempo ha portato un partito semi-disastrato dagli scandali e orfano del caro leader Umberto Bossi a fasti dimenticati, stravolgendo la linea del partito e avvalendosi di qualcosa che i vecchi leghisti non avevano: i social networks.
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