I titoli di oggi e i terroristi che arrivano sui barconi. Ma è davvero così?

Ieri è arrivata la notizia che un uomo di nazionalità marocchina di 22 anni è stato arrestato a Gaggiano, nel milanese, perchè ritenuto, dalle autorità tunisine, tra i responsabili dell’attentato al Museo del Bardo di Tunisi.
I giornali hanno titolato, quasi tutti, che è stato arrestato il “killer del Bardo” e simili. Se avevate seguito le notizie nei giorni dell’attacco del Bardo, un campanello di allarme sarebbe dovuto suonarvi: i due killer del Bardo erano stati uccisi dalla Polizia, e dalle informazioni che si avevano non ne risultavano altri. (Non si parla di pianificazione e organizzazione, ma materialmente di mettere in pratica la strage.) Continua a leggere “I titoli di oggi e i terroristi che arrivano sui barconi. Ma è davvero così?”

False notizie: il caso mediaset e i finti servizi ad hoc

Il giornalismo italiano non è un tipo di sistema a cui bisogna guardare con troppa ammirazione. Da che è emerso l’online, la macchina del giornalismo si è fatta più complessa, più sfaccettata, ma il rapporto con la verità è rimasto spesso ambiguo, favorendo le visualizzazioni al contenuto; un notizia falsa che attira tanti click sarà sempre preferibile alla rinuncia della notizia stessa perchè smentita o perchè non sussiste il fatto descritto dalla notizia. In un caso si pubblica qualcosa – spesso qualcosa che garantisce molte condivisioni e molte visualizzazioni; nel secondo caso una (necessaria) deontologia spezza il meccanismo; la notizia non viene pubblicata e bisogna trovare qualcosa d’altro da pubblicare. Le versioni online dei giornali tradizionali non attuano questo meccanismo. Controllano poco, spesso superficialmente, e pubblicano molte cose false. Quasi tutti i giornali online (e le agenzie) sono colpevoli di questo: appare piuttosto evidente e ben documentato dal nuovo libro di Luca Sofri (direttore e fondatore del Post) “Notizie che non lo erano
Ma il debuking non può mai essere conclusivo, ed ecco che nell’ultimo mese e mezzo il mondo delle notizie sfodera due casi piuttosto eclatanti e molto importanti di fabbrica delle notizie. Ovviamente c’è dell’altro, tipo che notizie pubblicamente smentite sono ancora reperibili online in alcuni testate senza alcuna correzione. Continua a leggere “False notizie: il caso mediaset e i finti servizi ad hoc”

Fedez e i NoExpo: le non-notizie e il mostro che il giornalismo ha creato

Una non-notizia è diventata un caso. Il 30 aprile Fedez (Federico Lucia, cantante) ha fatto un endorsement a favore dei manifestanti NoExpo, che lo stesso giorno manifestavano per Milano, città dell’esposizione. Su Twitter, in occasione di quella prima e più contenuta manifestazione di protesta, aveva scritto: “La vernice sui muri dei #NoExpo indigna più delle infiltrazioni mafiose di Expo. Di questo passo daranno la scorta di Stato agli imbianchini”. Poi un manifestante No Expo (chi e a che titolo? Non si sa.) gli ha fornito una lista poi pubblicata via Twitter dal cantante, con elencate tutte le sedi imbrattate di scritte:tra le altre banche, sede INPS e sede Manpower; espressione dei poteri finanziari, cosiddetti “poteri forti”. Al che Fedez ha twittato questo:

Twitter fedesz

L’elenco dei siti vittima di “atti di protesta” si è poi rivelata falsa (o perlomeno incompleta). A giudicare dalle fotografie che hanno coperto la manifestazione del 30 aprile (e NON del primo maggio, dove c’è stato il casino) gli imbrattamenti non hanno riguardato solo gli edifici della lista ma anche muri di abitazioni che non erano espressione di nessun potere; inoltre tra quelli della lista ci sono edifici storici, come il palazzo dove sta la sede milanese di Manpower, in viale Majno, che non appartengono alla Manpower ma alla cittadinanza, essendo il palazzo in bella vista in una zona centrale e frequentata della città.

Non mi interessa entrare nel merito. Se le scritte siano protesta o vandalismo ognuno decide per suo conto. Cosa è successo dopo? Diversi personaggi che si cibano di strumentalizzazione e banalità (il cui elettorato è, a senso, orientato diversamente da quello di Fedez, tipo Salvini e Facci) hanno commentato o fatto dichiarazioni in proposito già dall’istante successivo al tweet, tirando il cantante per la giacchetta, chiedendogli conto anche di affermazioni che lui non aveva mai fatto. Continua a leggere “Fedez e i NoExpo: le non-notizie e il mostro che il giornalismo ha creato”

Baltimora e il meltin pot tra professionisti e amatori del giornalismo contemporaneo

Qualche giorno fa TIME ha raccontato una storia particolarmente significativa per capire quello che sta succedendo nel mondo del giornalismo contemporaneo. Qualche premessa, prima. Continua a leggere “Baltimora e il meltin pot tra professionisti e amatori del giornalismo contemporaneo”

L’evoluzionismo non esiste, vietati i libri alle donne, Astrosamantha doveva trovarsi un uomo. Quando il giornalismo è cattivo.

Premessa: tentativo del pezzo è attirare l’attenzione su un caso limite che ha fatto di nuovo scalpore di recente. L’obiettivo è di fornire almeno nella prima parte elementi quanto più possibile oggettivi e documentati per dare modo al lettore di porsi qualche domanda e rispondere liberamente.

RASS-STAMPA4

Camillo Langone è un giornalista italiano nato a Potenza nel 1962. Scrive per Il Foglio, Il Giornale, Libero, La Gazzetta del Mezzogiorno. Si occupa prevalentemente di rubriche enogastronomiche, religiose e letterarie. E’ autore di otto testi saggistici presso varie case editrici dai titoli Cari Italiani Vi Invidio, Scambio coppie con uso di cucina, Il collezionista di città, La vera religione spiegata alle ragazze, Guida alle messe, Manifesto della destra divina. Difendi, conserva, prega!, Bengodi, Eccellenti Pittori, uscito nel 2013. Come ammesso dallo stesso in un’intervista al blog Altrimenti non è iscritto all’Ordine dei Giornalisti.
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OPINI-ON? OPINI-OFF: un triste bilancio per chi fa da bocca al mondo

Un duemilaquindici di appena dieci giorni. Eppure sono già dieci giorni di sangue e violenza. Protagonisti, tra gli altri, i giornalisti. Una tendenza che per questa categoria sembra fare del nuovo anno una tragica coda di quello appena passato se consideriamo il commento della francese RSF(Reporters Sans Frontièrs) in relazione ai dati raccolti nei report degli “Abuses against journalists” e del “Press Freedom Barometrer”, dati che sono la summa finale delle condizioni della libertà di stampa in tutto l’anno 2014, pubblicati nel dicembre scorso: “Di rado i giornalisti sono stati uccisi in nome di una propaganda così barbara”.
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Se la censura aiuta il giornalismo

Esprimere la propria opinione è un diritto. Non ci piove e lo sanno tutti. Comporta però una grande responsabilità, ma questo pare essere assai meno acclarato. La responsabilità nasce dal fatto che parole sono come i sassi: pesanti, dure e soprattutto incontrollabili una volta scagliate. Continua a leggere “Se la censura aiuta il giornalismo”