
Che cosa ci fa dire di uno scrittore che è un bravo scrittore? Molte cose, probabilmente molte cose diverse perché siamo lettori diversi. Per me un metro di misura della bravura di uno scrittore è il modo in cui crea i suoi personaggi, uno degli aspetti più difficili per chi prova a scrivere. La verità banale è che il personaggio, per quanto prodotto letterario da interpretare, non può che interagire nella costruzione della sua identità con la persona, con la verosimiglianza. La verità è che leggiamo perché ci interessa la storia di qualcuno. Ogni vicenda per quanto strabiliante, non sarebbe emozionante per davvero se non fosse perché riguarda qualcuno in particolare. La storia attrae il lettore proprio perché è la storia di qualcuno, di un suo alter ego. Leggiamo perché attraverso il personaggio vediamo il mondo con altri occhi, viviamo un’altra esperienza. Leggiamo perché leggendo possiamo contemporaneamente guardare da una prospettiva diversa e capire cosa si prova, fingere e essere consapevoli, essere protagonisti e testimoni, coinvolti eppure distaccati. E questo grazie al personaggio, che tra l’altro mostra di sé facce diverse a seconda del lettore che ne legge la storia e può aver bisogno di tempo per farsi conoscere intimamente e forse mai completamente. Ecco perché è notevole la quantità di esperimenti che chi scrive fa nella creazione dei suoi personaggi. Perché c’è sempre da tenere in mente che il lettore per prima cosa si confronta con loro, siano essi i protagonisti o soltanto comparse: un particolare incontro domina la natura comunicativa del romanzo, quello tra il lettore e il personaggio. Un incontro che può avvenire nei modi più disparati: il divertimento di chi scrive e il piacere di chi legge. Continua a leggere “Leggere per incontrare qualcuno”
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