Una solitudine troppo rumorosa #4 – Benjamin, Immagini di città
A Berlino c’è un vestito che ti voglio comprare
A Berlino la luce piove dai lampioni
Come la nebbia intorno a Milano
[…]
A Varsavia, c’è un teatro dove ti voglio portare
Quando ritorno indietro,
Quando ritorno
Last Minute, Ivano Fossati
Le città sono i paesaggi che dipingiamo nel nostro autoritratto, come scrisse in una parabola Borges, in cui si raccontava di un pittore che cercava di dipingere tutto quello che aveva visto nella vita: laghi, fiumi, strade, persone e tutto quando e scoprì alla fine di essere riuscito a fare solo il proprio autoritratto.
Si tratta di passaggi di una vita di continuità (la mia Milano, ad esempio), oppure la subitanea memoria di città di viaggio in cui una nuova vista ci apre una geografia sconosciuta della bellezza di cui l’umano è capace. I viaggi creano geografia dell’alterità. Ci mostrano il brulicare di vite degli altri, sconosciuti passanti di sconosciute vie da cui si apprende uno stare al mondo che è per forza di cose diverso dall’abitudine. Si torna, poi, con posti in testa dove portarci una donna. Memorie di posti dove si è scritta una canzone che nessuno ha mai sentito, poesie che nessuno ha mai letto, diari nascosti negli armadi, romanzi gettati via, lettere mai spedite. Bar ormai chiusi di piazze pedonalizzate. Città di frontiera diventate libere, se si fa lo sforzo di imamginare che solo 25 anni fa il mondo era spaccato in due e c’era una città, spaccata in due, dove oggi si corre per club, disco, università. Berlino del cielo diviso, come nel romanzo di Christa Wolf. Lì c’era un Mlecny bar, avrà detto qualuno guardando la vetrina di uno Starbucks in una nuova modernissima città polacca. Continua a leggere “Una solitudine troppo rumorosa #4 – Benjamin, Immagini di città”