Lo United di Van Gaal

Ospitiamo un amico, Roberto Signorelli, grande appassionato di calcio, per fare due chiacchiere su una squadra, il Manchester United, e un allenatore, Louis van Gaal, che finalmente sono tornati a far gioire una platea molto esigente, che sino a due anni fa eravamo abituati a vedere gioire in patria e in Europa e poi all’improvviso ha smesso di farlo.
Ovviamente, se vogliamo parlare di United, dobbiamo iniziare da lui: Alex Ferguson.

Stadio Hawthorns,West Bromwich, 19 Maggio 2013. La fine.
È l’ultima partita di Sir Alex Ferguson sulla panchina del Manchester United. Una settimana prima l’Old Trafford, il suo stadio, gli ha tributato l’ultimo saluto. Una marea rossa ha festeggiato la ventesima Premier League.
È stata una festa, ma amara. Il cuore di 75.000 diavoli rossi era diviso a metà: una che gioiva per l’ennesimo trionfo, l’altra che piangeva mentre dava l’addio al suo condottiero più valoroso. 

In questo giorno i giocatori dello United sono chiamati a tributare i giusti onori al generale di mille battaglie e altrettanti, o quasi, successi. La Premier League allora, come sempre nella grandi occasioni, estrae dal cilindro una partita da fuochi d’artificio.
Dopo 30 minuti lo United vince 0-3: Kagawa, auto-goal di Ollson e Buttner. Il WBA si avvicina e fa 2-3 con Morrison e Lukaku. Van Persie e Chicarito allungano 2-5, però prima del novantesimo Lukaku, Mulumbu e di nuovo Lukaku la pareggiano 5-5. 
Non è arrivata la vittoria del Manchester, ma ha vinto lo spettacolo. Quello che Ferguson ha regalato ai suoi tifosi e a tutto il mondo per più di un quarto di secolo, interamente trascorso su un sola panchina, quella del Manchester United.

A Manchester, come in ogni squadra, tutto passa, giocatori e allenatori, ma quello che rimane è lo United. Tuttavia dall’ultima volta che qualcuno il cui nome fosse diverso da Alexander Chapman Ferguson si è seduto sulla panchina dello United sono passati 27 anni, e sono stati 27 anni pieni di successi. Quando sir Alex si è seduto per la prima volta sulla panchina dei Red Devils, la squadra aveva vinto 7 volte il campionato, ora sono 20. Le Champions League era 1, ora sono 3.
Di mezzo ci sono stati Roy Keane, i Calipso Boys York e Cole, Gary Neville, Cantona, Peter Schmeichel, Ryan Giggs e Paul Scholes, Cristiano Ronaldo, Rio Ferdinand e Wayne Rooney, anzi Wayne Rooney c’è ancora. Una sola costante, sir Alex.

Il fallimento di Moyes
Sostituire una leggenda non è facile, e perciò la dirigenza dello United lascia l’incombenza della scelta del suo successore alla leggenda stessa. E Ferguson fa il nome di David Moyes. Forse è la peggiore scelta che abbia fatto da 27 anni a questa parte.

Lo sfortunato David Moyes
Lo sfortunato David Moyes

Moyes, il 1 Luglio 2013, giorno in cui inizia la sua esperienza alla guida dello United non è un coach qualunque. A differenza di buona parte degli allenatori emergenti non è un novellino senza esperienza catapultato dalle giovanili alla prima squadra in un batter d’ali di farfalla, né è un viaggiatore dai mille timbri sul passaporto e altrettanti trofei in bacheca.
David lo scozzese non ha in comune con Ferguson solo la nazionalità, sono almeno altre due le somiglianze tra la leggenda e il suo erede: David, come Ferguson, è rimasto seduto per tanti anni, 11 per l’esattezza, sulla stessa panchina, quella dell’Everton, e David, come Ferguson, arriva ad allenare lo United avendo vinto, ma solo in Scozia. Senza aver alzato alcun trofeo in Inghilterra.
Moyes all’Everton ha ottenuto ottimi risultati, tre volte è stato eletto miglior allenatore della Premier League e tutti pensano che, con i giocatori giusti, potrebbe pure vincerla un giorno.
Quale squadra migliore del Manchester United, la squadra campione in carica? Sì, proprio la stessa, perché in Estate non ci sono grandi cessioni e l’unico acquisto degno di nota è Fellaini, a fronte di una spesa di 32,4 milioni di euro.
Purtroppo però le cose non vanno come dovrebbero, così Moyes viene esonerato a quattro giornate dal termine quando lo United ha 57 punti e nessuna speranza di andare in Europa. Un ottimo risultato, per l’Everton.
Intanto a Gennaio era arrivato anche Mata al caro prezzo di 52 milioni di euro, evidentemente non abbastanza per risollevare la stagione.
A partire dalla 34esima giornata la squadra viene affidata al giocatore Ryan Giggs, che da allenatore conclude l’annata a 64 punti, che vogliono dire settimo posto.

Un nuovo inizio
Primo settembre 2014, ultimo giorno della sessione di calciomercato estiva. Manchester United e Monaco trovano l’accordo per la cessione di Radamel Falcao, attaccante colombiano, che conclude la sua avventura in Francia dopo un solo anno, attraversa la Manica e sbarca sul suolo inglese dopo non poche difficoltà, infatti le due squadre devono chiedere una proroga e riusciranno a concludere la trattativa – prestito oneroso da 10 milioni di euro e riscatto fissato a 55 – quasi un’ora dopo la chiusura del mercato.

Prima del clamoroso colpo dell’ultimo minuto, lo United si era già dato parecchio da fare sul mercato, completando una sessione estiva faraonica.
Oltre a “El Tigre”, la squadra di Manchester aveva già acquistato, in ordine di tempo, Shaw (37 milioni di euro), Herrera (36), Rojo (20), Di Maria (75!!) e Blind (17,5) per un totale di 195,5 milioni di euro spesi.
Lasciano la squadra molti giocatori che nelle ultime stagioni hanno fatto la storia dello United, ovvero Evra, Vidic, Rio Ferdinand e Giggs (che diventerà il vice di van Gaal), oltre a giocatori importanti come Nani, Hernandez e Welbeck.
Si tratta di una rivoluzione significativa, anche se non totale, il cui costo è un passivo di 152 milioni di euro.
Van Gaal però non può aspettare la fine del mercato e inizia il suo lavoro non appena tornato dal Mondiale, concluso al terzo posto con un’Olanda sperimentale, i cui principi di gioco è intenzionato a portare a Machester.

Le amichevoli estive mostrano un gioco discreto, una buona forma fisica, giocate e schemi tipici di van Gaal, con Mata esterno, Rooney trequartista e una punta davanti. Ma a inizio agosto il mercato non è ancora terminato e come abbiamo visto, di cambiamenti significativi ce ne saranno ancora molti.
L’inizio di stagione non è esaltante, tutt’altro. Nella prima di campionato a metà agosto, lo United perde 2-1 in casa contro lo Swansea.
Lo schema è un 3-4-1-2, con in difesa il giovane Blackett, Young esterno, Herrera interno di centrocampo e Mata a fare il trequartista dietro a Rooney ed Hernandez. Dei nuovi acquisti gioca solo Herrera, Shaw è in tribuna e non sono ancora stati acquistati Rojo, Di Maria, Blind e Falcao.
Con lo stesso modulo lo United pareggia 1-1 in casa del Sunderland.
La terza partita dell’era van Gaal è una umiliante sconfitta per 4-0 in League Cup in casa del Milton Keynes, squadra che milita nella terza serie del campionato inglese, dove il tecnico olandese schiera un 4-4-2 in cui sono presenti molte riserve e qualche giovane.
La sfida con il Burnley, terminata 0-0, è la prima partita di Angel Di Maria con la maglia del Manchester United, ed è anche l’ultima prima della chiusura definitiva del mercato.
Le prime 4 partite di van Gaal sulla panchina dei Red Devils contano 2 sconfitte e 2 pareggi, un inizio decisamente pessimo.

Louis van Gaal a colloquio col suo vice, e bandiera dello United, Ryan Giggs
Louis van Gaal a colloquio col suo vice, e bandiera dello United, Ryan Giggs

Il laboratorio di Van Gaal
Al ritorno dalla prima sosta per le nazionali, van Gaal può iniziare a lavorare con la rosa al completo, alla ricerca del modulo adatto per la sua squadra. Infatti sono finalmente arrivati anche Falcao e Blind.
Inizialmente usa un 4-4-2 con il rombo a centrocampo. Spesso Rooney fa la punta e Di Maria la mezzala. Così vince 4-0 contro il QPR.
La partita successiva dimostra che van Gaal non ha ancora risolto i suoi problemi, infatti perde una partita incredibile contro il Leister per 5-3, facendosi rimontare dal punteggio di 3-1.
Nelle successive partite prova diversi moduli: 4-2-3-1, 4-3-3, fino a più particolari 4-1-4-1 e 5-4-1.
All’ottava di Premier, il tecnico di Amsterdam pareggia 2-2 in casa del WBA, ritrovando dopo un infortunio Fellaini, che entrando dalla panchina sigla il gol del momentaneo 1-1. Il belga scala subito le gerarchie a discapito di Mata ed Herrera e si rivelerà un giocatore molto importante e decisivo nei mesi successivi.
Ancora una sconfitta per lo United, che perde in trasferta il suo primo derby di Manchester contro il City per 1-0. Dopo questa partita però lo United inizia ad ingranare, collezionando 6 vittorie di fila in Premier e 11 risultati utili consecutivi, tra cui la vittoria in trasferta contro l’Arsenal (1-2) e la vittoria ad Old Trafford contro i rivali storici del Liverpool per 3-0.
La continuità di risultati non corrisponde alla fine degli esperimenti di Van Gaal. Siamo a inizio Dicembre e l’olandese ritorna a provare, per circa 9 partite, la difesa a 3, utilizzando spesso il 3-1-4-2.
In questo periodo van Gaal impiega poco Falcao: in due circostanze, nonostante l’assenza di Van Persie, gli preferisce addirittura il giovane Wilson, 19 anni.
Si intuisce che il tecnico dello United non ha ancora le idee chiare, alterna infatti moduli e soprattutto giocatori. Oltre alle difficoltà di Falcao, i cinque trequartisti presenti in rosa – Mata, Herrera, Young, Fellaini e Di Maria – a turno vanno spesso in panchina; in difesa, complice qualche problema fisico, Shaw non riesce mai ad andare in campo con continuità.
Le uniche certezze della prima parte di stagione sono le ottime prestazioni in porta di De Gea e la duttilità, unita alle buone prestazioni di Blind, oltre al solito Wayne Rooney e infine sorprende il rendimento più che sufficiente di Valencia, usato spesso come terzino basso piuttosto che come esterno di centrocampo.

L’ennesimo esperimento: Rooney a centrocampo
Verso fine dicembre Louis van Gaal si fa venire un’idea. Il principio dietro ad essa è di schierare in campo contemporaneamente Van Persie e Falcao. Per farlo l’olandese si inventa un 4-4-2 molto offensivo, con Rooney arretrato sulla linea dei mediani.
Wazza, arretrato quasi a ruolo di regista, come suo solito si danna l’anima per la maglia, rincorrendo gli avversari, contrastando e provando a far girare la squadra.
Il sacrificio chiesto da van Gaal al suo numero 10 costringe l’attaccante inglese a giocare più lontano dalla porta avversaria, tanto che Rooney non tira più. Per due mesi nemmeno un tiro nello specchio.
I risultati sul campo sono discreti, ma il gioco non convince, così come le tutt’altro che esaltanti prestazioni di Falcao.
Rooney disputa sempre buone gare, segna in coppa giocando come attaccante e viene riproposto nuovamente punta nella partita successiva, persa contro lo Swansea per 2-1. Sulla carta è titolare in attacco al fianco di Van Persie in un 4-4-2, ma la presenza in contemporanea anche di Herrera, Fellaini e Di Maria costringe Rooney a giocare comunque più arretrato, questa volta per necessità tattica più che per scelta dell’allenatore.
Poi cambia qualcosa, il 28 febbraio lo United gioca in casa contro il Sunderland e Van Persie è assente per infortunio.

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Wayne Rooney, detto Wazza

Imparare dai propri errori
Ad Old Trafford si gioca la 27a giornata di Premier e la squadra di van Gaal deve rialzarsi dopo la sconfitta ma soprattutto cerca un gioco migliore.

Il tecnico olandese schiera un 4-2-3-1 con Rojo terzino sinistro, Herrera in mediana con Blind, Rooney Di Maria e Young dietro a Falcao.
L’esperimento Rooney centrocampista viene temporaneamente abbandonato e la conseguenza è abbastanza logica: il Manchester United vince 2-0, doppietta di Wazza.
Dopo questa partita Louis van Gaal cambierà poco o nulla ottenendo 6 vittorie consecutive in Premier, trovando finalmente il bel gioco.
In mezzo a questo periodo magico, solo una sconfitta in FA cup, pesante e dolorosa, in casa contro l’Arsenal, che costa ai Red Devils l’eliminazione dalla competizione più antica del mondo.
Ci può stare, l’importante è che Van Gaal abbia trovato il SUO United.
Rooney gioca unica punta per 5 partite consecutive, con Falcao sempre in panchina insieme a Di Maria (solo una su cinque da titolare per l’argentino). La difesa è quasi sempre la stessa, complici le assenze di Rojo e Shaw, con Valencia terzino destro, Jones e Smalling centrali e l’ottimo Blind terzino sinistro.
Dal centrocampo in su giocano praticamente sempre Carrick, Herrera, Mata, Young, Fellaini e, come già detto, Rooney.
Il ritorno del mediano inglese porta equilibrio alla squadra, Herrera e Mata esplodono definitivamente regalando giocate strepitose, la rinascita di Young e Fellaini sono le due scommesse più belle vinte da van Gaal. Rooney è la ciliegina sulla torta.
Lo United è finalmente una squadra e a dimostrarlo, risultati a parte, ci sono il gioco e il fatto che ad andare a segno sono, a turno, tutti i giocatori offensivi.
Nella vittoria per 1-0 in casa del Newcastle segna Young. Nella partita successiva, in cui la squadra di Manchester offre una prestazione meravigliosa contro il Tottenham e vince 3-0, vanno a segno Fellaini, Carrick e Rooney. In soli 34 minuti di gioco.
La giornata successiva gli uomini di van Gaal sono ospiti del Liverpool ad Anfield e regalano ai tifosi una prestazione splendida, vincendo 1-2 grazie ad un super-Mata, autore di una doppietta – il secondo goal è una meravigliosa mezza rovesciata -, in quella che è la sfida storicamente più sentita in tutta l’Inghilterra.
A Manchester però c’è un altra partita molto importante, lo scontro col City, e di mezzo c’è l’Aston Villa. Se Rooney e compagni vincono arrivano al derby davanti. Finisce 3-1, doppietta di Herrera e goal di Wazza. È sorpasso, più uno sui rivali cittadini.

La vittoria più bella, il ritorno dei Diavoli Rossi
Un’altra data da ricordare: 12 aprile 2015. Al Teatro dei Sogni – il nome con cui tutto il mondo si riferisce all’Old Trafford – va in scena il derby di Manchester.
Gli attori protagonisti, vestiti del rosso più sfavillante che c’è, sono De Gea in porta, Valencia, Smalling, Jones e Blind in difesa, Carrick mediano, Mata, Fellaini, Herrera e Young dietro a Rooney.
Il copione di van Gaal è lo stesso da un po’ di tempo a questa parte, in campo il solito undici schierato col 4-1-4-1.
Nonostante un inizio in cui lo United pressa molto alto, ad essere più pericolosi sono gli uomini di Pellegrini, che passano dopo otto minuti con Aguero alla fine di una bella azione in cui la difesa dei Red Devils è troppo morbida e si fa sorprendere in modo banale.
Sembra che gli uomini di van Gaal possano risentire del colpo subito a freddo, invece già al quattordicesimo trovano il pareggio. Sino ad ora lo United faticava a fare gioco, perciò rispolvera uno dei grandi classici del nuovo repertorio e sfrutta una delle giocate più efficaci di questa stagione, ovvero la palla lunga su Fellaini, che in questo caso riesce a far arrivare il pallone sui piedi di Herrera: splendido cross finalizzato, grazie ad un rimpallo, da Young.
Dopo poco più di dieci minuti dal gol del pareggio, Young e Blind scambiano un paio di volte creando lo spazio per un traversone che Fellaini non spreca, 2-1.

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Uno dei protagonisti: Marouane Fellaini. Se lo United va in difficoltà lo schema prevede palla lunga per lui, che tanto le prende tutte!

Il calciatore belga, sotto la guida di van Gaal è rinato, passando dallo sbiadito ruolo di comparsa della stagione scorsa a quello di assoluto protagonista. La prima mezz’ora del derby è riassumibile in due aggettivi che descrivono al meglio il nuovo Fellaini: fondamentale, come nel primo goal, e decisivo, come in occasione della rimonta.
La sfida contro il City continua con il dominio della squadra del tecnico olandese dovuta alla grande mobilità di tutti i giocatori offensivi: Mata da esterno si abbassa a fare gioco o si inserisce al centro; Young fa avanti e indietro per tutta la fascia, tagliando in mezzo favorendo le sovrapposizioni di Blind; Herrera gioca a tutto campo; Rooney si allarga o arretra anche a fare il trequartista e subito, come da copione, Fellaini si alza a fare il finto attaccante.
Lo United gioca che è un piacere, infatti il terzo gol nasce da un un’azione molto bella in cui, mentre Carrick scambia con Rooney si inserisce senza palla il terzo uomo, che è Mata: assist di Wazza e 3-1 dello spagnolo. Il quarto gol è un colpo di testa di Smalling su cross da punizione di Young.
Uscito Carrick per infortunio ed esauriti i cambi, lo United rimane in 10 uomini e Aguero trova il gol del definitivo 4 a 2.
Quando l’arbitro fischia la fine gli spettatori sono in visibilio. La standing ovation del pubblico celebra non solo la vittoria ma anche, dopo tanto vagare tattico e comunicativo, la strada ritrovata.

Finalmente lo United è ritornato nelle posizioni che gli spettano e ci sono dei nuovi Red Devils che cominciano a far paura a tutti, proprio come facevano Roy Keane, i Calipso Boys York e Cole, Gary Neville, Cantona, Peter Schmeichel, Ryan Giggs e Paul Scholes, Cristiano Ronaldo, Rio Ferdinand e Wayne Rooney.
Anzi Wayne Rooney c’è ancora. Con lui De Gea, Jones e Blind, Herrera e Carrick, Mata e Young. Fellaini, Di Maria, Van Persie. 

E alla loro guida c’è Louis van Gaal.

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3 pensieri su “Lo United di Van Gaal

  1. Come avete ben sintetizzato in questo bellissimo articolo, possiamo dire che dopo l’addio di Ferguson lo United è stato per molti anni un cantiere di lavoro, dove i vari “ingegneri del calcio” susseguitisi in panchina hanno dovuto sorreggere il peso di un’eredità pesantissima e allo stesso tempo “mandare avanti la baracca”. Con Moyes e Giggs i giocatori c’erano, gli investimenti sono stati fatti ma i risultati non sono mai arrivati. Penso sia stata la conseguenza fisiologica e naturale dopo quel cambiamento così forte che la squadra aveva subito. E’ successo a molte squadre di incombere in nette flessioni dopo addii di allenatori che hanno lasciato un segno importante e indelebile. Mi viene subito in mente l’Inter post “Triplete” con Benitez prima e Stramaccioni poi in panchina, dopo l’annata faraonica conclusasi con l’addio del tecnico Josè Mourinho; o anche la “fallimentare” Spagna di Brasile 2014, uscita nel girone eliminatorio della competizione iridata per “crisi di troppe vittorie e conseguenti basse motivazioni” e il ricambio generazionale da affrontare. Ora, i paragoni sono stati fatti esclusivamente per sottolineare quanto possa essere difficile il passaggio di consegne verso una nuova fase sportiva, dopo aver scritto pagine di storia.
    I Red Devils hanno sorpassato gli anni di rodaggio e di traghettamento, e oggi hanno recuperato forza, gioco, brillantezza, stabilità, esplosività, geometrie e quanto di più bello il calcio possa regalare. Hanno recuperato sé stessi e sono tornati LO UNITED capace di lottare contro le squadre di vertice in Premier e consci di potersela giocare con TUTTI. Il merito è di un grande allenatore, di fama e successi internazionali che ha dimostrato il suo attaccamento alla causa ManRed iniziando la preparazione della nuova stagione pochi giorni dopo l’eliminazione della sua Olanda dal Mondiale di quest’estate, senza voler usufruire dei legittimi giorni di riposo e vacanze. Si vede la mano dell’allenatore esperto che ha per certi versi stravolto la squadra ricercando soluzioni tattiche alternative per alcuni giocatori, talvolta riuscendo talaltre incontrando più difficoltà. La mano dell’allenatore si vede nell’aver contribuito a far tornare imbattibile l’Old Trafford, troppe volte profanato e umiliato nelle scorse stagioni; si vede nella lunga e faticosa rincorsa al secondo posto culminata nella memorabile vittoria nel derby con i cugini rivali del City (che valse il +4 in classifica) e nelle già da voi citate 6 vittorie di fila, giunte nel momento chiave della stagione. L’anno prossimo tornerà anche la Champions League, e quello sarà un importante banco di prova per il nuovo United. Potrà essere un trampolino di (ri)lancio o un duro impatto con la realtà. Ma da oggi a settembre c’è di mezzo un fine stagione da giocare da protagonisti, un mercato che si prospetta davvero caldo e una preparazione estiva finalmente con tutta la squadra a disposizione da subito, senza Nazionali o proroghe ulteriori di vacanze.
    L’attuale annata è servita all’ “architetto” Van Gaal per realizzare il proprio progetto di lavoro ed erigere (o eventualmente ristabilire) le solide colonne portanti su cui questa Squadra costruirà il suo successo. Il Calcio ha bisogno dei Red di Manchester, così come la Premier League e i milioni di tifosi in giro per il mondo.

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