Vivere e morire nelle stragi ai tempi di Twitter. Già durante la strage di Charlie Hebdo a Parigi le agenzie davano costantemente degli aggiornamenti su Twitter, ma con fonti mai confermate, essendo però loro stessi delle fonti affidabili. Ovvero la storia funziona così: se un agenzia come AFP scrive qualcosa di non confermato, per il fatto che quella notizia (vera – falsa – presunta) sia scritta da AFP, essa diventa una notizia affidabile e altre agenzie/giornali/persone la riprendono convinti sia veritiera (non vera, ma poco ci manca).
Ne avevo scritto, e allora come oggi il nodo principale riguardava la cosa più importante: le persone, e ancor più grave il numero dei decessi.
Oggi, mentre si cercava di saperne di più sull’attacco al Museo di Tunisi si sono succeduti i soliti, confusi, numeri sui decessi.
Si è partiti da un numero piuttosto contenuto: 8 alle 14 circa; 9 alle 15.41 poi saliti a 19, il numero che circola ancora adesso, venti minuti dopo.
Allo stesso modo l’imprecisione riguarda il numero di italiani.
Due italiani uccisi poco dopo le 16; circa mezz’ora dopo il numero è lo stesso mentre alle 17.41 salgono, forse, a sette persone.
Non ci sono conferme ufficiali dal Ministero degli Esteri; Gentiloni (Ministro) in una conferenza stampa ha detto che il ministero preferisce non confermare le notizie che circolano. L’unica nota ufficiale è del Governo che parla di cittadini italiani “coinvolti”, senza dire numeri.
C’è da dire questo: nel caso di Charlie Hebdo furono prese dai giornalisti e dai giornali delle grandi cantonate. Si erano dette cose false che potevano benissimo essere controllate meglio, ma la febbre da news aveva legittimato praticamente qualunque scelta.
Adesso il caso è differente. In questa situazione c’era da fare un blitz e contare i morti, quindi è ragionevole che con il tempo la correttezza delle informazione si facesse più accurata.
Certo è che, ancora una volta, le notizie live dove si debbano dare dei numeri servono a poco. Sono fortemente imprecise, sempre. E soprattutto si basano tutti sulle stesse fonti, che non sono quasi mai quelle governative, quindi ufficiali, quindi sicure.
AGGIORNAMENTO: il numero di morti sembra essersi assestato a 21 più due attentatori. Gli italiani deceduti dovrebbero essere due, più due dispersi.
[Visitate la nostra pagina Facebook e mettete “mi piace”, così da essere sempre aggiornati sui nostri pezzi.]
2 pensieri su “Vivere e morire nelle stragi ai tempi di Twitter”