Qualche idea sugli Oscar 2015 – pt. II

Giunge ora, nostri amici, il momento più atteso. Dopo aver discusso riguardo a premi tecnici, sceneggiatura e regia, ora tocca alle persone in carne ed ossa. Signore e signori, gli attori!
E poi subito la categoria regina, miglior film.


MIGLIORI ATTORI

Vincenzo Sangalli
Tutti i siti che vantano correttezza delle indiscrezioni e una certa conoscenza dei segreti decisionali dei giudicanti dicono che Patricia Arquette(Boyhood) e J(ohnatan) K(imble) Simmons(Whiplash) sono la coppia di migliori attori non protagonisti e Julianne Moore(Still Alice) e Eddie Redmayne(La Teoria del Tutto) quella di migliori attori protagonisti. Solo Redmayne corre un debole rischio, fa a gara con Keaton(Birdman), defilato ma pronto a cogliere l’occasione.
J.K. Simmons è fuori categoria, perché ha un ruolo da co-protagonista e perché stacca di due o tre lunghezze tutti gli altri eccezion fatta forse per Norton, che però ad un certo punto di Birdman scompare e ancora sono in atto le ricerche.
La Arquette è favoritissima e, esemplificata nella battuta “speravo di avere più tempo” e successivo piangere a dirotto, ha tutto per vincere. Emma Stone(Birdman) e Keira Knightley(The Imitation Game) hanno delle parti molto più brevi, però mi sento di citarle perché entrambe interpretano un monologo spaziale. Spiegatelo a voi ad un Turing più solo che mai che se non fosse stato così non sarebbe mai potuto diventare Alan Turing, la Knightley è la migliore attrice del suo film.
Andiamo agli attori protagonisti. Sinceramente non sono troppo contento, agli Oscar sembra contare più la parte che l’attore. Julianne Moore è una grande attrice, ma che ruolo interpreta? Una malata di Alzheimer. E Redmayne? Malattia moto-neurale. Keaton e Cumberbatch in gara con lui? Allucinazioni, probabile schizofrenia, e autismo.
Non si tratta di una passione momentanea per l’Academy, Tom Hanks ha vinto due Oscar di fila interpretando due personaggi malati, l’anno scorso ha vinto il protagonista di un film sull’AIDS, e così via. Questi ruoli regalano drammaticità e complessità, ma sempre da essi arriva le migliori intepretazioni dell’anno? Prendiamo Cumberbatch, il suo Turing è uguale allo Sherlock Holmes che l’ha reso famoso in tv; Redmayne ha recitato una parte quasi impossibile, però si parla delle caratteristiche del suo personaggio, non delle sfumature della sua prestazione.
Non ribalterò i pronostici, ma a Julian Moore voglio affiancare Rosamund Pike(Gone Girl) che in due ore e mezza mostra i due, tre, quattro volti della stessa donna e rende credibile un film in cui c’è Ben Affleck talmente in pessima forma che Fincher, buono e santo uomo, ha deciso di dargli in braccio un gatto da accarezzare per nascondere la sua inadeguatezza.
Redmayne, nonostante quanto detto in precedenza, è ottimo, Keaton recita la parte della sua vita, passato da super-eroe presente da attore in cerca di rilancio, come avrebbe potuto sbagliare? Chiunque la spunti non ci saranno recriminazioni.

Simone Muraca
L’Oscar al migliore attore premia sempre la performance singola, questo spiega perchè alcuni grandi attori (O’Toole, Di Caprio) non hanno mai vinto pur portando ruoli che in annate meno competitive li avrebbero sicuramente fatti vincere. L’anno scorso tutti e cinque gli attori arrivavano forti di ruoli incredibili. C’era Ejiofor di 12 anni schiavo, c’era Dern di Nebraska (il mio preferito), c’era Bale di American Hustle e c’era Di Caprio di The Wolf of Wall street di Scorsese. Tra questi quattro Di Caprio aveva già mezza statuetta in mano, ma poi McConaughey fece in Dallas Buyers Club qualcosa di simile a quello che aveva già fatto Tom Hanks in Philadelphia. L’Academy premia sempre due volte. Quest’anno le gerarchie sono già spostate. Carell (Foxcatcher) e Cooper (American Sniper) paiono indietro rispetto agli altri tre. Cumberbatch è stato quello che mi è piaciuto di più, ma io non voto, quindi non conta. Keaton (grazie a chi ha scritto la storia di Birdman) ha legato un personaggio con la sua biografia di attore, ma non è abbastanza. Vincerà – se si tiene conto dei bookmakers e dei premi già assegnati – Eddie Redmayne per aver fatto non l’attore ma il mimo ne La Teoria del Tutto, inerpretando Stephen Hawking. Grande interpretazione, ma era praticamente il mimo di una persona incapace di muoversi nè di parlare. Credo vadano premiate cose diverse.

Le altre tre categorie sono vendute. Il miglior attore non protagonista è J.K. Simmons. E’ merito suo se Whiplash è un grande film (il mio preferito, tra gli otto candidati); non solo una bella interpretazione, ma una cosa da far vedere a chi vorrebbe fare l’attore nella vita.
Migliore attrice non protagonista vincerà Patricia Arquette per Boyhood. Molto brava, ma sono candidate quattro attrici che nei rispettivi film non hanno ruoli per vincere. Gioca da sola.
Migliore attrice protagonista vincerà Julianne Moore. L’unica che, Moore a parte, avrebbe potuto dire qualcosa è Rosamund Pike per Gone Girl. Ma questa Moore è imbattibile. Poteva tranquillamente essere candidata anche per Maps to the Stars (2014, Cronenberg), che le ha dato il premio a Cannes, e probabilmente avrebbe vinto lo stesso. E’ la migliore attrice dell’anno, anche fuori dalla singola interpretazione.

MIGLIOR FILM

Simone Muraca
Spendo una parola per il film straniero. Un premio secondario al pubblico, forse, ma che conta davvero tanto. L’anno scorso vinse Sorrentino, quest’anno è una corsa a due tra Ida (Pawlikowski) e Leviathan del russo Zvjagincev. Li ho visti entrambi e nonostante siano due grandi film, il secondo è più vicino al gusto dell’Academy.
Candidato è anche Timbuktu di Sissako, e ne avevo parlato qua.

Miglior film

Questa è la categoria, per fortuna, più incerta. Si dice di Boyhood, e questo spacca la platee. Io sono tra i sostenitori tout court del film. Una cosa così, davvero, non la si era mai vista. Questo basta per essere il miglior film?
Selma, Imitation Game e La teoria del tutto non hanno una grande forza complessiva. American Sniper andrebbe a bissare il 2010 di The Hurt Locker di Kathryne Bygelow, con l’handicap però che non reggerebbe, da nessun punto di vista, il confronto.
Whiplash, ripeto, è il mio preferito tra questi. Ha vinto al Sundance (il mio gusto è totalmente quello lì) e racconta una storia vera. C’è concretezza, sta attaccato al reale e all’esperienza delle persone; ma questo, c’è da dirlo, lo fa anche Boyhood.
Grand Budapest Hotel e Birdman sono gli insider. Credo che si stato un efficace modo di raccontare questi film attraverso la stampa a renderli appetibili per il premio, ma sotto c’è poco. Credo che nessuno dei due abbia la forza per scalzare Boyhood. Il livello di percezione di questo film di Linklater lo si capisce chiaramente dalle percentuali di Metacritic (100/100) e di Rotten Tomatoes (98/100), che sono due siti che si occupano di calcolare l’indice di gradimento di un film basandosi su vari fattori tra cui le critiche degli esperti e quelle degli utenti.
Dovesse vincere Boyhood, sarei contento.

Vincenzo Sangalli
E ora, il gran finale. I nomi favoriti sono uno, due o tre a seconda della fonte. Boyhood è il candidato principe da mesi, come da pronostico ha vinto ai BAFTA, ma Birdman lo ha sconfitto ai SAG Awards, il premio assegnato degli attori che sono pure il paritito di maggioranza relativa tra chi decide di assegnare gli Oscar. In questi giorni si è fatta avanti la candidatura di The Imitation Game, il quale potrebbe vincere se – ricordando che per Miglior film il metodo di votazione è proporzionale e non a votazione secca come nel caso delle altre categorie – gli altri non raggiungessero la metà più uno delle preferenze. E questo è quello che dicono gli altri. Cosa ne penso io?
Il primo premio per “cosa ci faccio qui?” lo vince sicuramente The Imitation Game che può vantare solo un enorme potenziale inespresso. Subito dietro Selma, un film nel film… è un’appendice di The Butler, vero? American Sniper è l’altro che nella cinquina non ci dovrebbe essere.
Whiplash è un ottimo film, è un prodotto fatto e finito. Il classico film che deve essere candidato ma non deve vincere. La sorpresa è La Teoria del Tutto, dopo aver visto The Imitation Game non ci speravo, invece colonna sonora, fotografia e pure tante idee, su tutte il finale.
Chi avrebbe dovuto vincere? Gone Girl, ma dov’è Gone Girl? Sono furioso.
E ce l’ho anche con voi, giudici che farete vincere Boyhood, vi voglio dire che girare un film in dodici anni non è difficile, è una questione di tempo e denaro. E, concesso e non ammesso che il tempo sia denaro, ad una produzione hollywodiana il budget non manca. Viceversa, col denaro uguale al tempo, far invecchiare un film, che non è un vino, può essere interessante se nel frattempo uno degli attori viene chiuso in galera, si chiude in un centro di riabilitazione o viene colpito da un meteorite. Altrimenti è solo una concessione all’assurda, perché applicata al cinema, pretesa estetica di realismo che ci ha donato il film in 3D. Ecco, detto 3D considero chiuso l’argomento.
Premiare Wes Anderson(Grand Budapesta Hotel) non sarebbe sbagliato si trattasse di un tributo alle sue immense capacità: porta avanti un suo modo di fare film da solo, è il Tim Burton degli anni 2000. Gestisce un cast sconfinato, traboccante di talento e bravura, inserendo nel più classico dei libro-film alla Wes Anderson e facendocelo stare alla perfezione. Benissimo ma non benissimissimo, come al solito.
Rimane Birdman, è lui il mio favorito, penso si sia capito. Solo a parlarne sento Flaubert nelle orecchie “uno fa il critico se non può fare l’artista, proprio come un uomo diventa un traditore quando non riesce a essere un soldato” e io, che sono qui a giudicare, mi ritrovo a terra con le ossa rotte.
Inarritu è un grande regista perché riesce a tirare sempre fuori il massimo dai suoi attori, come dimostrano le otto nomination per i suoi attori negli ultimi quattro film girati, e perché ha fatto un film diverso da tutti i suoi precedenti e, cambiato genere e cambiando genere all’interno dello stesso film, ne è uscito un film che meriterebbe l’Oscar per quanto è innovativo nel suo quasi originalissimo montaggio.
Inarritu è un grandissimo regista perché gira un film su un’opera teatrale interpretata da un attore di film, in un film che è un’opera teatrale.
Di Birdman non si deve parlare, Birdman mostra sè, parla con le immagini. Il silenzio, in casi come questo, è la migliore risposta.

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3 pensieri su “Qualche idea sugli Oscar 2015 – pt. II

  1. Ti sei dimenticato di scrivere che Birdman è na cagata pazzesca, l’oscar segue la regola del guano: se sei una cagata ricercata e potresti fertilizzare altri film privi di sali minerali Vinci!!!

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  2. Mi fa piacere che anche abbiate rilevate come il più delle volte vinca il personaggio più che l’attore e confesso che, pur non avendo visto La teoria del tutto, il sospetto che Redmayne abbia vinto più per il personaggio che itnerpretava che per la sua performance è fortsissimo.
    Per il resto sono d’accordo con voi su praticamente tutto.
    Mi permetto di fare una chiosa: l’esclusione di Nolan con Interstellar (ma anche con i suoi film precedenti) dimostra ancora una volta come l’assegnazione degli Oscar, purtroppo, sia sempre più condizionata da logiche politiche anzichè da criteri estetici e cinematografici. Un vero peccato che un premio così sia sciupato in malo modo.

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