Timbuktu: il cinema, la bellezza, la resistenza, la jihad.
Timbuktù. Città lontana tremila chilometri. In quella terra che è Mali, dicono le cartine, ma appena sotto il deserto del Sahara dove le differenze sfumano via insieme alla sabbia che portata dal vento non tiene un confine. Avesse nome di donna sarebbe città invisibile di Calvino, Marco Polo la racconterebbe al Kublai, parlando dello sfarzo che aveva nel 1500, del mistero che porta il suo nome, di quei palazzi che hanno il sole di otto secoli addosso e dell’oro che la faceva un Eldorado irraggiungibile di un continente sconosciuto. Oggi patrimonio dell’umanità, ma non di tutta l’umanità. Battuta dai venti di guerra che sono ciechi alla bellezza e al significato, soffiati da quegli uomini che non guardano all’UNESCO ma a La Mecca. Continua a leggere “Timbuktu: il cinema, la bellezza, la resistenza, la jihad.”