L’Instituto di Sebastiao Salgado, sale per la Terra

Nei cinema c’è un film che in realtà è un documentario, si intitola Il sale della Terra ed è l’opera di Wim Wenders sul fotografo Sebastiao Salgado. Io a vederlo ci sono andato per caso, volevo guardare Trash, scomparso improvvisamente dalle sale di tutta Milano, e una mia amica mi ha proposto questa pellicola come alternativa.

Come al solito le cose migliori accadono quando le aspettative sono poche, forse perché abbassi le difese. Ci tengo a precisare: non sto dicendo che siccome non hai nessuna pretesa allora anche lo sterco di vacca sa di cioccolato svizzero, però forse, con la mente libera da pregiudizi, si è in grado di godersi i momenti. Se ci aggiungete che Wim Wenders non è il primo scappato di casa, e se non lo conosco meglio è colpa della mia ignoranza, capite cosa intendo.
L’idea del documentario è semplice: raccontare la vita di un fotografo per mezzo delle sue fotografie. Il proiettore mette in mostra il contrasto tra gli scatti statici, in bianco e nero, e tra la dinamicità, e il colore, dei filmati che raccontano il percorso biografico dell’artista. La vita di Salgado continua a scorrere sullo schermo, incessante come un fiume di fotogrammi, ma non può fare a meno di soffermarsi, e perdere vivacità, sui gorghi significativi immobilizzati dalle sue stampe, raccontate in un gioco di trasparenze rivelatore degli occhi che per primi si sono posati sopra quelle prospettive. Storie di vita e morte, nascita e distruzione.
La biografia di Salgado farebbe invidia a chiunque, sicuramente la fa a me, e le sue foto sono davvero incredibili. Inoltre Sebastiao è un fotografo di lungo corso, abituato da anni ad osservare il mondo per cogliere in esso ogni sua piccola sfumatura e, quando racconta ciò che vede dietro ai suoi scatti, questi acquistano ancora maggiore potenza grazie alle sue interpretazioni. Per questo, questo e quest’altro motivo dovete andare al cinema. Non ora ovviamente, ma appena finito di leggere queste righe sì.
Sebastiao Salgado nasce ad Aimorés, nel Sud-Est del Brasile nella regione del Minas Gerais, in una famiglia arricchita dalla gestione degli animali e della terra. Sebastiao è l’unico fratello di sette sorelle perciò con le donne ci sa fare e per sè sceglie – o, dato che sono loro a scegliersi gli uomini, viene scelto da – Lelia, destinata a diventare sua moglie.
Il padre di Salgado vuole che il figlio abbia una vita migliore della sua perciò lo iscrive a legge, ma non sa che se Sebastiao avesse davvero esaudito il suo desiderio sarebbe stato privato di un’esistenza davvero speciale.
Passato agli studi di Economia lui e studiando architettura lei, marito e moglie si trasferiscono a Parigi e lì vivono tranquilli sino a quando nella loro casa non entra, è un regalo di un amico di Lelia, una macchina fotografica.
È amore a prima vista, il secondo della vita di Sebastiao, il terzo e il quarto saranno i figli Juliano e Rodrigo. La famiglia e la fotografia terranno la coppia lontana per lustri dalla loro terra d’origine.
Fatto sta che Sebastiao diventa un fotografo professionista e, oltre reportage importantissimi, firma i suoi lavori personali che poi diventeranno le sue mostre Other Americas, Sahel, Workers, Exodus e la più recente Genesis.
Durante i lavori per Exodus Sebastiao si ammala. La sua non è una patologia fisica, è la sua anima che non riesce più a sopportare gli scenari tragici che i suoi occhi continuano ad osservare e che la sua macchina, ormai anch’essa incorporata nel suo organismo, prosegue ad immortalare tra le popolazioni in esilio, costrette allo sforzo vagabondo in cerca di una vita normale e ricompensate con lo sterminio.
Nessun libro di medicina contiene le istruzioni per guarire un’anima, ma Lelia non sarebbe la donna giusta per Sebastiao se non sapesse come prendersi cura di lui. Un uomo malato di morte ha bisogno di vita.
La domanda giusta a questo punto è: cosa significa essere il sale della Terra? La risposta si trova nel Vangelo di Matteo. Gesù spiega agli apostoli che il loro compito è quello di regalare il giusto sapore alle vite dei cristiani, altrimenti la loro stessa esistenza sarà stata inutile.
Se il sale non fosse sapido non servirebbe a nient’altro che a esser buttato via e calpestato. L’umanità che il fotografo ha osservato per anni non è degna, si è gettata via e ha reso il suolo brullo, ma è giunto il momento di riscattarsi. Sebastiao deve diventare sale per la sua terra, il Brasile. Lo deve fare per ritornare a vivere.
La fattoria Salgado, – un vasto territorio, ricco di fauna e vegetazione, all’interno della Foresta Atlantica che caratterizza la costa Est della parte inferiore del continente americano – durante l’assenza del suo unico figlio maschio, come abbandonata, è inaridita, vittima della deforestazione che ne ha provocato la siccità. Lelia dice: “Ripiantiamola!”. Non c’è nessuna giustificazione plausibile per dire no.
Nel 1998 inizia il progetto Instituto Terra. L’obiettivo è ripiantumare la foresta pluviale nei pressi della Fazenda Bulcão, 1502 acri nella zona della Valle del fiume Doce. La deforestazione non è il solo problema da fronteggiare: le sorgenti d’acqua si sono seccate, gli animali hanno abbadonato l’area.
I coniugi Salgado affrontano la sfida di petto e, dopo aver raccolto i fondi necessari, riescono ad ottenere che la loro proprietà sia dichiarata Private Reserve of Natural Heritage, ossia una riserva privata che può godere di benefici statali, quali l’esenzione da tasse locali e, nel migliore dei casi, finanziamento pubblico.
Il caso non ha precedenti al mondo, o quasi, e Instituto Terra si trova di fronte alla difficoltà di svolgere un compito per il quale non ci sono linee guida. Lelia e Salgado procedono per prove ed errori e, nonostante qualche inevitabile incidente di percorso, la foresta ricresce. E non solo, dalle otto sorgenti di Fazenda Bulcão l’acqua ricomincia a sgorgare, è il segno che la strada intrapresa è quella giusta.
La prime piante sono state importate nell’area, dove non c’era più nemmeno un metro quadrato di foresta, nel 1999. Al fine di rendere la comunità locale partecipe del progetto, la semina viene effettuata dagli alunni delle scuole della città di Aimorés. Dal 2002 la riserva è autosufficiente, in grado di produrre al proprio interno le sementi necessarie per la causa.
I risultati sono strabilianti. Instituto Terra ripiantuma più di 4 milioni di alberi e riesce nell’impresa di ripristinare l’ecosistema di una foresta pluviale all’interno di un’area che può essere misurata in 17000 acri.
Ecosistema non significa solo flora, ma anche fauna. I Salgado hanno piantato 293 specie di piante diverse, davanti a questo spettacolo sono ben 172 le specie di animali, di cui 6 considerate a rischio estinzione, accorse per assistere e godere di tale meraviglia.

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Come succede spesso un’idea cosiderata inizialmente folle è diventata un modello da seguire. Un uomo e una donna hanno creduto in quella via, tra le tante davanti a loro, in grado di ridare a loro la felicità perduta e, non lasciandosi sopraffare da quel terreno impervio, hanno proseguito con coraggio e tenacia, sino a quando non hanno raggiunto il loro obiettivo.
Sebastiao Salgado oggi vive in Brasile nella fattoria che fu di suo padre. Dai verdi fasti della giovinezza ad oggi ne sono passati di anni, in mezzo gioia, vita, solitudine, morte e il mondo intero. Ora Sebastiao è un vecchio, ma chi ha il coraggio di dire che al posto di lasciarsi inaridire dal tempo non è invece rifiorito?

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